Babel vase sculpted by Lupo Horio¯kami Dimensions: D 15 x W 15 x H 55 cm Materials: Black ashwood, gold metallic foil “The artwork [...] arises when the mind is willing to accept reality as it was the first time it meets it” (“aesthetics of the void”, g. pasqualotto, marsilio). And if the futurists no longer wanted to have any relationship with the past but to concentrate on the dynamic present, lupo horiokami, with his art, seems to want to focus on the theme of continuous impermanence. East and west in comparison, in a synthesis where space (emptiness) and time (inconsistent) are the masters, where relativity and emptiness (“mu” in zen buddhism) merge with heidegger’s planning of “dasein”. Lupo’s emancipation naturally translates into space. Empty space, in the most eastern sense of the term, devoid of mental conditionings (“mushin” in japanese), a preliminary presupposition for manifesting, producing, originating from “nothing”. Empty space to accentuate the innate temporary beauty of things: from the traditional japanese tattoo on the body - an absolute metaphor for transience and suffering, where space is fundamental for the “full” - to the three-dimensional space of objects that “embody” the mystery and the intangibility of the serene melancholy of the wabi sabi concept: nothing lasts, nothing is over, nothing is perfect. Continuous exchange and harmony, the work of lupo, between ancient and new, east and west which is based on the silent wisdom of artisan know-how (wisdom of the hands, read “limbs”) and the unconscious aesthetic propensity dictated by the tradition of great masters and currents of the past. if brutalism emphasized the expressive strength of the structure, in lupo’s objects, in addition to using materials with the same roughness and natural imperfection, the existential and mysterious members that become (also) in this case, structural, emerge. the combination with the gravity and monumentality (expression of transience) of carlo scarpa, the material informality of alberto burri, the classic modernity of giò ponti, the material and conceptual essentiality of brancusi and fontana are inevitable. But it is the totemic aspect that surprises: the juxtaposition of these three-dimensional objects, which have the alibi of function, generate symbolic forms that celebrate the mystery of existence, that awareness of existence so dramatic and dear to the master of masters of Italian design, ettore sottsass, a researcher like lupo, of the unknown through form.
Vaso Babel scolpito da Lupo Horio¯kami Dimensioni: P 15 x L 15 x H 55 cm Materiali: Legno di frassino nero, lamina metallica dorata "L'opera d'arte [...] nasce quando la mente è disposta ad accettare la realtà così com'era la prima volta che la incontra" ("estetica del vuoto", g. pasqualotto, marsilio). E se i futuristi non volevano più avere alcun rapporto con il passato ma concentrarsi sul presente dinamico, lupo horiokami, con la sua arte, sembra volersi concentrare sul tema della continua impermanenza. Oriente e Occidente a confronto, in una sintesi dove spazio (vuoto) e tempo (inconsistente) la fanno da padroni, dove relatività e vuoto ("mu" nel buddismo zen) si fondono con la progettualità del "dasein" di Heidegger. L'emancipazione di Lupo si traduce naturalmente in spazio. Spazio vuoto, nel senso più orientale del termine, privo di condizionamenti mentali ("mushin" in giapponese), presupposto preliminare per manifestare, produrre, originare dal "nulla". Spazio vuoto per accentuare l'innata bellezza temporanea delle cose: dal tradizionale tatuaggio giapponese sul corpo - metafora assoluta della caducità e della sofferenza, dove lo spazio è fondamentale per il "pieno" - allo spazio tridimensionale degli oggetti che "incarnano" il mistero e l'intangibilità della serena malinconia del concetto di wabi sabi: nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto. Uno scambio e un'armonia continua, quella dell'opera di lupo, tra antico e nuovo, oriente e occidente che si basa sulla saggezza silenziosa del saper fare artigiano (saggezza delle mani, leggi "arti") e sulla propensione estetica inconscia dettata dalla tradizione dei grandi maestri e delle correnti del passato. se il brutalismo enfatizzava la forza espressiva della struttura, negli oggetti di lupo, oltre all'utilizzo di materiali con la stessa ruvidità e imperfezione naturale, emergono le componenti esistenziali e misteriose che diventano (anche) in questo caso, strutturali. inevitabile l'accostamento con la gravità e la monumentalità (espressione della caducità) di carlo scarpa, l'informalità materica di alberto burri, la modernità classica di giò ponti, l'essenzialità materiale e concettuale di brancusi e fontana. Ma è l'aspetto totemico a sorprendere: l'accostamento di questi oggetti tridimensionali, che hanno l'alibi della funzione, generano forme simboliche che celebrano il mistero dell'esistenza, quella consapevolezza dell'esistenza così drammatica e cara al maestro dei maestri del design italiano, ettore sottsass, ricercatore come lupo, dell'ignoto attraverso la forma.
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