Santo Alligo nasce nel 1948 a Roccalumera (ME). A 5 anni la sua famiglia si trasferisce a Torino. Dopo essersi diplomato alla Civica Scuola d’Arte Ceramica diventa assistente della ceramista Anna Maria Carusi, dove l’aiuta a realizzare grandi bassorilievi in terracotta patinata. A sedici anni si impiega come grafico/illustratore presso lo studio pubblicitario Armando Testa, dove crea, nel 1967, l’ippopotamo Pippo per i caroselli dei pannolini Lines. Nel suo breve saggio, Manuel Carrera, storico e critico d’arte, scrive: “Tra i protagonisti assoluti del Carosello nati nell’ambito dello Studio Testa, Pippo, l’ippopotamo della Lines, resta ancora oggi uno dei più memorabili, al punto da rasentare il mito. A realizzarlo fu un giovanissimo e talentuoso Santo Alligo, allora fresco di formazione tra la Civica Scuola d’Arte Ce- ramica e lo studio di Anna Maria Carusi. La realizzazione di Pippo si inserisce a pieno titolo nel suo iter artistico e può essere definita la sua prima importante esperienza in qualità di scultore contemporaneo [...] Di Pippo, però, oltre all’immagine, resta un’ineguagliabile vivacità, una freschezza di contenuti che è frutto felice e imperituro della creatività di Santo Alligo”. Grafico e illustratore pubblicitario, lavora per importanti agenzie e industrie italiane, da Ferrero a Esselunga, da San Pellegrino a Levi’s. Crea immagini in cui abbina idea e perizia tecnica, come Facciasciutta e Trisapore, da Federico Zeri giudicate “invenzioni belle, anzi, talvolta splendide”, come in alcuni manifesti: Mondiali di scherma di Torino, Associazione Antiquari d’Italia, Torino Calcio.
Dal 1966 inizia a modellare ritratti in terracotta caratterizzati da un’introspettiva adesione al modello, che rappresentano, come ha scritto Adriano Olivieri, la produzione più intimamente legata alla sensibilità di Alligo. Questo esiguo corpus di opere nate negli anni Sessanta-Settanta – con gli occhi bagnati alle fonti di Arturo Martini e Gemito, lungamente osservati al Museo d’Arte Civica di Torino – ha qualcosa di sorprendente nel modo di intuire il pneuma che erompe a fior di pelle nei soggetti ai quali immaginiamo sia mancato il tempo d’avvedersi di essere già stati tradotti in creta. In un attimo Alligo coglie la vita della persona e la restituisce in una ma- teria ruvida, modellata in modo rustico e che raggiunge una verità penetrante prossima al lin- guaggio veristico degli etruschi e dei romani; non all’arte nata da un ideale estetico come nei Greci ma dalla realtà come nei latini. Esemplari in questo senso sono: il ritratto di Pietro del 1975, con lo sguardo che ci trapassa e le palpebre languide che ritroviamo in certi visi della stirpe degli Antonini, quello di Nino vero come veri sono alcuni volti di imperatori che sembrano contadini della Maremma laziale, quello della madre Paola, un’autentica mater materia, o an- cora della moglie Mariolina, bloccata in un sigillo di simmetrica bellezza. Sono della fine degli anni Ottanta alcune sculture raffiguranti oggetti di uso comune: dalla Lacoste fino al Maglione di lana, che Vittorio Sgarbi considera “sculture che parlano... oggetti eterni con l’anima”.
Le sculture di Alligo (rigorosamente pezzi unici) sono state esposte in numerose collettive e nelle personali: Terrecotte, Torino 2014; Antologica 1960/2014, Roma; Urgenze plastiche, 2014/15, Milano; The Fringe of the Art World, 2017, Torino. L’opera “Domenica”. Finalmente! È stata esposta all’Expo di Milano del 2015. Nel 2010 riceve dall’Accademia di Belle Arti di Urbino il premio “Il sogno di Piero” per la sua attività artistica nel campo della grafica, della scultura e per la sua appassionata ricerca e divulgazione sui maestri dell’illustrazione.
“Santo Alligo, pur rifacendosi in larga parte al linguaggio della plastica figurativa tradizionale, è artista perfettamente contemporaneo. Ed è contemporaneo proprio in quanto “personalità”, in quanto personaggio, ovvero in quanto persona, intendendo il termine alla latina, in senso scenico. Alligo – bisogna sottolinearlo – è un personaggio naturale, animato da una speciale naïveté: a tratti fanciullesca, a tratti sulfurea. Naturale è altresì il suo talento sorgivo, privo di costruzioni e artifici; privo di sofisticazioni e sofisticherie. Non si può conoscere fino in fondo l’opera di Santo se non si conosce la sua persona, caratterizzata da una teatralità impulsiva, schietta, frenetica. Pure l’eterogenea dimensione intellettuale di Alligo, che tradisce un’irrefrenabile indole eclettica, è fondamentale per comprendere le diverse articolazioni della sua scultura, nella quale confluiscono con candida disinvoltura arcaismi sicelioti, amore ap- passionato per l’illustrazione, suggestioni fumettistiche e pubblicitarie, citazioni cinefile e bi- bliofile, gusto divertito per la trovata spiazzante o provocatoria. La sua ultima mostra presenta un generoso florilegio di opere in terracotta, bronzo, alluminio e legno (talvolta con interventi in resine e plexiglas), realizzate dall’artista a partire dalla fine degli anni settanta, con un focus specifico sulla produzione inedita degli ultimi tre anni. Negli ultimi lavori Alligo ha toccato tutte le corde espressive che da sempre contraddistinguono il suo agitato universo poetico, giun- gendo a una sintesi ideale dei propri codici concettuali e visivi: dalla laconica Morte di un pulcino al surreale Digital portrait, dallo straniante Riflesso al “Domenica”. Finalmente!, dal dittico Restare bambino allo spettacolare Uomo invisibile, dal superbo busto in terracotta ingobbiata e filo di ferro Frontiere spinate (carico di implicazioni politico-sociali) al più enig- matico Dialogo, un bronzo assai complesso, sospeso tra ironico distacco e mistero esistenziale... Dalle mani straordinariamente capaci di Santo ogni materia prende vita, in una dialettica continua e compulsiva che non conosce requie. Abbiamo già osservato altrove quanto sia rilevante l’inclinazione polimaterica delle ultime creazioni di Alligo, inquadrandola in un discorso di imitazione della realtà già in atto all’inizio degli anni novanta, senza trascurare però la portata proiettiva della suddetta inclinazione, riflesso capriccioso di un lontano desiderio infantile di stupore e godimento polimorfo. (Armando Audoli).
Ultimamente è stato chiamato a realizzare un’opera per decorare uno stabile a Torino; dal nome dello stabile “Link”, ha creato grandi pannelli in alluminio tagliati in waterjet.
Dal 1985 ha partecipato a numerose collettive tra le quali:
- Da Tiziano a De Chirico. La ricerca dell’identità, Palermo, Ascoli Piceno, Cagliari 2003/04;
- Gli anni del Boom, dalla ricostruzione alla contestazione. Arte in Piemonte dal 1946 al 1968, Bra 2012;
- Il gioco nell’arte & dell’arte. Arte in Piemonte dal Novecento a oggi, Bra 2013;
- Contrasti, Torino, 2013;
- Artisti di Sicilia, Favignana, Palermo 2014;
- Il tesoro d’Italia, Expo Milano 2015;
- Expo Arte Italiana, Varedo 2015;
- Da Giotto a de Chirico. I Tesori Nascosti, Salò 2016;
- Nuove Proposte, Galleria Il Ponte, Torino, 2017
OPERA CORREDATA DI AUTENTICA SU FOTO FIRMATA DALL'ARTISTA
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