Sandro Mantovani, Balboutet (Sestriere), Olio su tavola, 1967, Con cornice

« Paesista il Mantovani è un obiettivo e tranquillo descrittore di
motivi georgici ed alpestri e di ben prospettivate scenografie
Benacesi e Monferrine.
L’arte del Mantovani è decisamente ottocentesca: per certi verdi
asprigni e freddi che scattano su fondi di cielo fin troppo lucido
e azzurro, essa rievoca la paesistica puntuale di Marco Calderini.
Nelle tavolette descrittive di Cavoretto e di Pino Torinese, la
rapida pennellata rende l’attimo della luce sulle case, sugli al-
beri, sui prati e sui viottoli tuffati quasi sempre dentro una luce
chiara e molcente. Il Mantovani è assai lodevole come arguto
ritrattista di bestie feroci e di amabili e gentili animali da cortile.
Questo laico francescano davanti al quale anche le bestie meno
domabili o più paurose stanno pazientemente in posa, non è sol-
tanto un dotto cultore di anatomia comparata, ma un attento
osservatore degli instinti delle bestie in libertà o ingabbiate. Lupi
ed orsacchiotti, faine e scoiattoli, ranocchi ed ermellini sono i
suoi prediletti modelli per l’elegante bellezza e per la stupenda
mobilità. L’artista trascorre lunghe ore in contemplazione dei
più vari e deliziosi atteggiamenti belluini, sempre plastici e pit-
torici.
In tono minore, ma con la stessa scrupolosità, il Mantovani
persegue gli ideali degli animalisti del secolo scorso più “scien-
tifici , cioè più attenti a riprodurre la fisionomia delle più belle
bestie del creato. I maestri ideali del Mantovani sono il Kromer,
il Friese, lo Zimmerman, Carlo Wagner ed il piemontese G. B.
Quadrone.
I suoi eccezionali ritratti possono interessare non soltanto gli
amanti di pittura, ma anche i cacciatori, i cinofili, gli avicultori
ed i bambini che per la loto innocenza, famigliarizzano con le
bestie. Il Mantovani non prende il motivo dell’animale morto
ammazzato per comporre le decorative e ghiotte “nature in si-
lenzio con fagiani, beccaccie, pernici e lepri tra corni di caccia,
coppe, anfore e vassoi di rame e d'argento. Il pittore ama le bestie vive, mobili bellezze della natura impassibile; egli che si è intenerito, assistendo senza fiatare all'idillio di un ermellino con una ermellina accoccolati su di un ramo di abete: sui diversi candori delle tepide pellicce e della neve gelata, ha saputo creare un pittorico poemetto di belle forme e di toni, dimostrazione persuasiva della grande passione artistica e di una seria e vasta cultura scientifica... ».